Alla fine è scoppiata la pace. Finito il solenne Pontificale (celebrato dal cardinale agrigentino Montenegro), precipitosa è stata la riunione dai toni vivaci (intorno alle 14,30), fra i rappresentanti del Comitato dei festeggiamenti e quelli deputati alla Sicurezza e all'Ordine pubblico; in fibrillazione anche il presidente, Francesco Marano, più volte chiamato in causa dai responsabili delle candelore. La riunione ha prodotto due risultati: ha dato il via libera alla processione del giro interno, dopo aver verificato le condizioni meteo (in mattinata ha piovuto insistentemente) e, soprattutto, ha sopito ogni polemica con tutti i responsabili delle candelore, amareggiati per il ritardato riparo ieri in Basilica Cattedrale dei tredici cerei, alcuni dei quali leggermente danneggiati dall'esposizione alle intemperie metereologiche. Peraltro i rappresentanti delle candelore rivendicano la costituzione di un comitato dei cerei e di conseguenza di un presidente (si fa il nome dell'avvocato Piero Lipera), per fare chiarezza e legittimare i propri diritti. Ma torniamo alla festa. Poco dopo le 18.00, così come concordato, e cioè con un'ora di posticipo rispetto all'orario previsto, il Fercolo di Sant'Agata si è messo in movimento da piazza Duomo, gremita come non mai. Candelore al passo, volti più sereni, clima disteso e devoti raggianti (numerosi coloro che avevano torcioni accesi da 100 kg da portare a spalla fino a piazza Borgo...); via Etnea affollata da fedeli e turisti come ai vecchi tempi. La sensazione è quella che a differenza del giro esterno del 4 febbraio, celebrato troppo velocemente sotto la pioggia e senza le candelore, questa processione del 5 febbraio sia stata più intensa e soprattutto più partecipata...