Il 5 gennaio abbiamo partecipato, come facciamo da sempre, al corteo indetto da "I Siciliani Giovani" per ricordare l'anniversario dell'uccisione del giornalista Pippo Fava, assassinato nel 1984 a Catania dal braccio armato dei padroni, la mafia.
-A distanza di 41 anni dall'assassinio manifestare nel nome di Pippo Fava non è solo una commemorazione.
Rimane un atto di lotta!
Un atto di lotta non solo nei confronti dei mafiosi e dei loro padroni, ma anche nei confronti di chi pensa di poter istituzionalizzare, alias normalizzare, la lotta, l'insegnamento e lo stesso sacrificio di Pippo Fava.
-La "normalizzazione" a Catania è una prassi utilizzata dai padroni e
dalla borghesia mafiosa per opprimere e sfruttare legalmente gran parte della cittadinanza principalmente attraverso il clientelismo politico ed economico dove tutti i diritti diventano compravendita di favori.
-Pippo Fava, dicembre 1983:
"I mafiosi stanno in Parlamento, i mafiosi a volte sono ministri, i mafiosi sono banchieri, i mafiosi sono quelli che in questo momento sono ai vertici della nazione. Se non si chiarisce questo equivoco di fondo..., cioè non si può definire mafioso il piccolo delinquente che arriva e ti impone la taglia sulla tua piccola attività commerciale. Questa è roba da piccola criminalità che credo faccia parte ormai, abiti in tutte le città italiane, in tutte le città europee. Il problema della mafia è molto più tragico e più importante, è un problema di vertice della gestione della nazione ed è un problema che rischia di portare alla rovina, al decadimento culturale definitivo l’Italia. [...] Io ho visto molti funerali di Stato. Ora dico una cosa di cui solo io sono convinto, quindi può non essere vera: ma molto spesso gli assassini erano sul palco delle autorità".
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