Tanti i temi e le criticità legate all’emergenza Coronavirus. Dal punto di vista operativo, si parla spesso dell’ipotesi di sottoporre tutti i cittadini al tampone per poter capire realmente come muoversi in un contesto mutevole. Ma nel sistema sanitario si riscontra un'evidente difficoltà: anche pagando, oggi non è semplice fare un tampone. La domanda sorge dunque spontanea: il prelievo del sangue può essere una soluzione valida? Il professore Ignazio Vecchio, neurologo e titolare della cattedra di Bioetica medica e Storia della Medicina all’Università di Catania, crede sia un parametro aggiuntivo valido e che “la presenza delle due tipologie di anticorpi (Immunoglobuline IgM e IgC) possono indicare lo stadio infettivologico indiretto per quanto riguarda la risposta anticorpale. È uno strumento valido, ma anch’esso va contestualizzato: non è risolutivo, non si crea uno screening completo. È una ricerca aggiuntiva che nei soggetti asintomatici permette di analizzare un’ipotesi di risposta anticorpale. Fra l’altro, gli studiosi più autorevoli dichiarano che la risposta anticorpale potrebbe non essere definitiva.” Ma l’emergenza Coronavirus non ha spazzato via tutte le altre malattie: ci sono i malati cronici, di diabete, i cardiopatici, i pazienti oncologici. Le difficoltà che fronteggia il sistema sanitario sono tante perché l’attenzione è posta principalmente sul Covid-19, riducendo drasticamente l’attività chirurgica. Ma non per i pazienti oncologici, poiché per loro si tratta sempre di una grande emergenza. A sottolinearlo è lo stesso professore Marcello Migliore, direttore di Chirurgia toracica al Policlinico Gaspare Rodolico di Catania, che ha evidenziato come “un decreto ministeriale, che è stato seguito dall’assessorato regionale e disposto per tutte le aziende, stimola a continuare ad operare i pazienti oncologici perché non possono aspettare. La chirurgia toracica oncologica non può bloccarsi per mesi. Anche in Italia, ma soprattutto in paesi come l’Inghilterra o gli Stati Uniti, il paziente oncologico deve essere operato a 30 giorni dalla diagnosi. Se non si dà priorità, ad esempio, ad un paziente con tumore ai polmoni, dopo qualche mese potrebbe non essere più operabile. Poi la colpa a chi si dà, al Coronavirus?”. Su questo fronte, il Policlinico di Catania ha deciso di trasformare l’Ospedale San Marco di Catania in presidio Covid, dove ieri sono state trasferite Malattie Respiratorie e Medicina Interna per prepararsi a fronteggiare l’eventuale picco di contagi. Il Policlinico Santa Sofia e Gaspare Rodolico, invece, sono riservati alle attività istituzionali per garantire il servizio a chi non è affetto da Covid. Ma soprattutto ai pazienti oncologici, che possono così essere regolarmente operati. Anche i disabili in questo momento sono in grande difficoltà, perché i centri di terapia vengono chiusi e non tutte le famiglie hanno lo spazio per dare loro le giuste cure. La professoressa Cristina Tornali, fisiatra e neurofisiatra nonché presidente dell’AIN ONLUS, ha dichiarato: “Difficile per una famiglia gestire semplici norme igienico-sanitarie con un disabile in casa, ma la situazione è ancora più difficile per i disabili neuropsichici che hanno un tutor nelle case di cura. Il tutor può essere anche un avvocato che può avere fino a 30 disabili in affido. Anche nel caso di soggetti autistici o di anziani con patologie concomitanti, il problema è urgente perché possono infettarsi tutti ed in molte case di riposo è già successo. Ma esiste un’informazione adeguata per queste famiglie? Non tutti i disabili sono uguali, e non devono essere veicolo di messaggi sbagliati. Io ricordo a tutti che in Sicilia, per legge, non si possono portare a spasso né loro né i bambini.”