Riceviamo e pubblichiamo il pensiero di Francesco Marano, presidente emerito del comitato festa di S. Agata. “Oggi, con la celebrazione dell’Ottava, si conclude il programma della nostra Festa. Una processione certamente non paragonabile a quelle del 4 e 5 febbraio, ma assai suggestiva. Quasi “intima”, come peraltro accade anche il 17 agosto. Senza Fercolo, con il Busto portato a spalle, in una piazza Duomo ancora una volta strapiena. È stata una Festa attesa da tre anni, dopo l’assenza fisica delle processioni a causa della pandemia. Uno degli eventi più negativi nella storia dei festeggiamenti è stato brillantemente superato: la Festa è tornata più bella che mai, anche grazie al fatto che è coincisa con un weekend e con quattro grandi giornate di sole. Abbiamo vissuto momenti emozionanti con tantissima gentein strada, tra devoti catanesi e turisti. Troppa gente, per alcuni: un certo snobismo di una parte della città (residuale fortunatamente) pensa che la Festa sia troppo grande e pertanto vada limitata o stravolta perché troppo caotica. Ebbene, la sfida è proprio quella che il decimo comune italiano per numero di abitanti organizzi la terza Festa al mondo della Cristianità, con ordine e sicurezza. Un milione di persone che nei giorni clou dei festeggiamenti Agatini riempie un centro storico non certo enorme, pensato e realizzato come lo vediamo oggi dopo il terremoto del 1693. Un primato non scontato, da proteggere ogni giorno. Anzi, da valorizzare. Lo abbiamo tutelato scrivendo i regolamenti, necessari per organizzare un evento così grande e partecipato, soprattutto negli ultimi anni con le normative sulla sicurezza inevitabilmente più stringenti. Lo abbiamo tutelato mettendo assieme tutti coloro che lavorano a questo straordinario momento. Lo dobbiamo proteggere tutti insieme ogni giorno, sviluppando quel gioco di squadra non solo nei giorni della Festa, ma anche nel resto dell’anno, come ha più volte chiesto il nostro Arcivescovo. E lo dobbiamo tutelare pensando di cogliere meglio le opportunità che la nostra Festa può regalare alla città: dai risvolti turistici che potrebbero essere molto più estesi, al grande progetto del riconoscimento della Festa come Bene Immateriale dell’Unesco, un sogno a cui tanti di noi continuano a dedicarsi. Certo, possiamo migliorare, anche prendendo spunto da un evento eccezionale come quella della Semana Santa di Siviglia, con cui abbiamo sviluppato un gemellaggio proprio tra Festeggiamenti. Argomenti su cui dibattere e lavorare ce ne sono molti: dall’eccessivo numero di venditori ambulanti abusivi e di ceroni alla dilatazione dei tempi delle processioni, tema che prima o poi andrà discusso seriamente, senza dietrologie, senza allarmismi e senza sottovalutazioni, in modo chiaro e costruttivo. La devozione verso la nostra Agata è qualcosa che ci emoziona costantemente. E stupisce molti quasi ingenuamente, nonostante il suo culto vive e pervade Catania da 1800 anni. Qualche eccesso folkloristico o consumistico non cancella di certo la devozione di cui sono pieni questi giorni: basti pensare a quante migliaia di devoti vivono per 40 ore in mezzo al cordone, con qualsiasi condizione climatica, animati non certo da esibizionismo, ma da una vera e profonda devozione verso la Santa. E a proposito di cordone, mi piace cogliere l’aspetto positivo che abbiamo vissuto giorno 4 in piazza Stesicoro, con la rottura di uno dei due che trainano il Fercolo. Un fatto mai accaduto in passato, a memoria d'uomo. Ce lo avrebbe probabilmente confermato anche il mitico Commendatore Maina: questa edizione è stata la prima in presenza senza di lui, vero custode della Festa con cui ho avuto il piacere e l’onore di lavorare guidando il Comitato. Il modo con cui è stato affrontato l’imprevisto del cordone ha molto di positivo, perché nelle emergenze e nei fatti non prevedibili, si coglie la capacità della Festa di affrontarli. Il"pit stop" che ha portato alla sostituzione del cordone danneggiato ha dato una piacevole sensazione dopo l’iniziale sorpresa: l'operazione è durata circa un'ora (poco, considerato che il cordone è lungo 120 metri e che erano presenti migliaia di persone davanti il Fercolo) ed è stato cambiato in sicurezza con uno di emergenza. Confesso che vedere quel cordone staccato mi aveva fatto preoccupare molto. Poi una telefonata al Maestro del Fercolo Claudio Consoli, sempre molto attento e sicuro, e l'immediata capacità di affrontare l’incidente hanno subito tranquillizzato me così come tutti i devoti. Oggi la Festa ha regole e procedure ben codificate, al di là del singolo imprevisto. La capacità di applicarle e soprattutto di fare squadra nell'organizzazione e nelle emergenze è ormai un patrimonio acquisito di cui essere orgogliosi. Quel cordone, staccatosi improvvisamente, ma poi rapidamente sostituito, che prima ci fa preoccupare e poi ci rassicura, può essere una metafora anche della nostra Catania. Quanti cordoni vediamo giornalmente spezzarsi e problemi da affrontare? Se è vero com’è vero che la Festa rappresenta l’anima della nostra città, allora lo spirito Agatino - di devozione, di ordine, di capacità organizzativa, di lavorare in modo condiviso - ci auguriamo che ispiri la città, anche oltre i giorni della Festa. Viva Sant’Agata! Francesco Marano Presidente Emerito Comitato Festa di Sant’Agata