Che fine ha fatto la città di Catania? Sempre più spesso il capoluogo etneo finisce sotto i riflettori, le notizie ci riportano immagini di una città allo sbando, che implode e tutti sembrano stare a guardare la decadenza di un tesoro ormai - forse - perduto. I problemi che affliggono la città di Catania sono molteplici, problemi affrontati all’interno del format “Luci spente”, a cura della redazione di Sicra Press, nel quale sono intervenuti Giovanni Mangano (imprenditore e coordinatore regionale Confedercontribuenti) e l’avvocato Piero Lipera (presidente Amici dell’Aiuto onlus). Una città che possa risultare quantomeno vivibile necessita di offrire ai propri cittadini alcuni tra i servizi basilari, come ad esempio l’illuminazione pubblica: diverse zone della città sono al buio, chi deve prendere la responsabilità di questi disservizi? «La sera Catania non è un posto rassicurante per chi passeggia - commenta con amarezza Mangano - Il problema è che non c’è bisogno che qualcuno vada a vedere come stanno le cose, si sa bene che ci sono intere parti di città al buio. Se ne saranno accorti assessori, vigili urbani, consiglieri comunali». Eppure i problemi con difficolta vengono risolti, o a volte non vengono risolti affatto, «c’è un problema politico - è la risposta dell’avv. Lipera - in questo momento di assenza di sindaco in cui ci troviamo abbiamo un’amministrazione che dovrà scegliere tra due diverse proposte per quanto riguarda la gestione dell’illuminazione della città. L’amministrazione è chiamata a decidere, ma quale è il risultato? Che la città è ancora al buio». Ci sono insomma grosse falle che fanno di Catania una città per molti versi invivibile. Dopo foto e strette di mano chi affronta i problemi, chi le emergenze? Basteranno forse nuove elezioni per cambiare rotta? Secondo Giovanni Mangano «questa amministrazione è partita male, sopravvive ma non ha avuto il coraggio di mandare tutti a casa. Tutti i partiti, compresa l’opposizione, non sono preparati ad andare a nuove elezioni, insomma questa situazione fa comodo a tutti. Non sappiamo neanche con quali sindaci presentarci, e alla fine troveremo volti conosciuti a questa città che si presenteranno per l’ennesima volta perchè non siamo riusciti a costruire nuove personalità politiche». È una mancanza di entusiasmo per l’avv. Lipera, mancanza che causa una sfiducia nei confronti degli impiegati che attuano l’azione amministrativa, «e il risultato è che il servizio diventa sempre piu scadente. Ci troviamo ancora in quel fenomeno che i greci chiamavano “anaciclosi”, il deterioramento della forza di un’istituzione, che deve poi riemergere. Alla giunta va restituita una legittimità politica, dobbiamo riformare la legge elettorale e la governance degli enti locali per migliorare la qualità politica. Serve un cambio radicale…». E nel frattempo la città crolla a picco, soprattutto dal punto di vista di sicurezza e controllo del territorio: «Ci sono zone di Catania dove non si può più camminare, Castello Ursino è un viavai di motorini - per non parlare dell’ultimo recente episodio diventato virale, nel quale un giovane in monopattino è stato scaraventato per terra da un gruppo di incivili in motorino - È possibile - chiede Mangano - che un’amministrazione non abbia la forza di bloccare questa barbarie? Dove sono le forze dell’ordine?», e sempre in riferimento al recente episodio di bullismo e conducendo una riflessione sul grado di sicurezza della città, Lipera sostiene che «Questa città non ha bisogno di eroi, ma di persone in grado di comprendere che per migliorare il futuro si deve passare dalle periferie, ci vuole una politica che vada lì. Oggi tutte le piazze dei nostri quartieri popolari sono piazze di spaccio, occupate da gang armate che vendono la morte agli avventori. Si deve intervenire in questi luoghi, fare attività di legalità e di cultura. È necessario gettare le fondamenta se si vuole sperare di costruire una città migliore, intervenire quindi per contrastare fenomeni preoccupanti come la dispersione scolastica, l’incremento della delinquenza minorile, la fuga di giovani risorse preziose fuori da casa propria. Dove sono le politiche giovanili, dove l’inclusione delle periferie?«Ogni ragazzo che abbandona la scuola è una cella che si apre a Piazza Lanza. Bisogna insomma pensare a una politica urbanistica che porti progresso e attività in quelle zone» è la soluzione proposta da Lipera, a cui fanno eco le parole del coordinatore regionale Confedercontribuenti: «La mancanza di opportunità di lavoro è un altro importante aspetto del problema. Tra le migliaia di persone andate via da qui ci sono tantissimi laureati che sono scappati via, qui non ci sono prospettive». “La speranza è l’ultima a morire”, ma mentre tanti onesti cittadini continuano a sperare in un futuro migliore, è necessario partire dalle più piccole azioni concrete che potrebbero dare a un luogo meraviglioso come la città di Catania la giusta dignità che merita.