Quattro giorni interamente dedicati agli amanti del vino: Vinitaly, da 55 anni, nel cuore antico di Verona, convoglia l’intera filiera vinicola globale. Dopo aver partecipato alla 55esima edizione della fiera, tenutasi dal 2 al 5 aprile, la voglia di partecipare nuovamente il prossimo anno è tanta. Non si tratta di semplici presentazioni o grandi discorsi: dopo 4 giorni impegnati dall'evento la voglia di gioia, di festa e di calore umano non si è consumata, anzi. L'evento è legato da un filo conduttore unico: il vino come causa di emozioni. Tutti i partecipanti hanno mostrato le proprie: a partire dalle parole dei politici che ne hanno preso parte, ospitati come delle star del cinema, sino ai racconti dei vignaioli. Questi ultimi, in particolare, erano ricchi di passione. Ogni produttore, inoltre, nel proprio stand, descriveva il vino con un amore tale da chiamarlo il proprio "bimbo". Sia che si tratti di un rosé, un prodotto di tendenza amato dall'emergente pubblico femminile, o di un vino bianco come piace agli chic festaioli o ancora di un vino rosso come piace un poco a tutti per la facile "beva": il vino è totalizzante. Tanto che, ad oggi, lo considero l'unico elemento in grado di rendere concreta la cosiddetta unità nazionale. Proprio per questo, oggi più che mai è necessario creare una legislazione che protegga la qualità del vino. Così che sia possibile, da un lato, difendere i produttori da ogni forma di contraffazione e dall'altro, con fondi e finanziamenti, competere in maniera efficace in questo settore in continua evoluzione. Ciò impone investimenti in ricerca, attrezzature, preparazione del personale e ingegneria di comunicazione, come anche sottolineato dal Ministro Zaia, qui in Veneto amato e stimato per le sue concrete qualità e per l'aiuto che ha saputo apportare al mondo vinicolo. Un altro elemento essenziale è “recuperare le specie rare non più piantate”, per permettere l'arricchimento dell'attuale offerta di vini prodotti, comportando un grande salto di qualità. Infatti, la maggior parte dei vini verrebbe da vigneti definiti più "sicuri" come il Merlot, in quanto le specie rare non sono ritenute commercialmente interessanti. Di difficile coltivazione, con scarsa resa e talvolta meno resistenti alle malattie, e dunque non adatte a fare affari a fatica zero. La pecca è che ciò cede il passo a vigneti più comuni e, azzarderei, scontati. "I vitigni autoctoni rari sono un patrimonio eccezionale di oltre 800 varietà. Interessano gli stranieri in quanto espressione più autentica della territorialità. Sono sempre più presenti nelle Carte dell’alta ristorazione. Crediamo possano diventare un’opportunità di business per numerose cantine italiane guidate da donne”. Queste le parole pronunciate nel 2017 dalla presidente de Le Donne del Vino, Donatella Cinelli Colombini. Le 800 varietà citate, sono uno straordinario patrimonio di diversità che nessun altro Paese può vantare. Costituiscono l'unicità della nostra identità territoriale. Sembrano lontane, ma in sei anni hanno avuto diffusione, le parole premonitrici di Donatella Cinelli Colombini. Ancora una volta le "Donne" hanno cambiato le sorti della storia. Giuseppe BarnabaIl vino, un filo conduttore tra persone...
... e tra concittadini
Le specie rare: l'unicità tutta italiana