Purtroppo quanto accaduto a Scordia (Catania), al termine della semifinale provinciale del campionato Under 17, una maxi rissa che ha visto coinvolti non solo i giocatori delle due squadre (la Gymnica di Scordia e la Libertas Catania Nuova) ma anche gli adulti degli staff tecnici, che hanno dato vita alla rissa e all’invasione di campo. L’episodio che spopola sui social, naturalmente…. Ha scatenato commenti di semplici cittadini, come anche degli addetti ai lavori di ogni tipo e genere. Compreso quello del presidente regionale della Lega Nazionale Dilettanti Sandro Morgana che fra l’altro afferma: “Stiamo cercando e ci stiamo riuscendo (ndr sic!), di dare al calcio un’immagine migliore e non possiamo rischiare che quattro sconsiderati (ndr veramente erano un po’ di più…) rovinino tutto”. Bisogna ricordare che quanto accaduto a Scordia non è che l’ultimo di una lunga serie di episodi analoghi che, in tutta Italia, hanno coinvolto i settori giovanili del calcio. Addirittura in alcuni casi, dei genitori sono stati accusati di aver offerto prestazioni sessuali agli allenatori, perché il loro “pargolo” venisse messo nelle condizioni di emergere rispetto agli altri. Il calcio, come altri settori agonistici o del mondo dello spettacolo vengono considerati e vissuti non nella logica della “mens sana in corpore sano”, ma del successo a tutti i costi, a qualunque costo. E le considerevoli cifre che si guadagnano in questi ambiti hanno di fatto, messo da parte ogni remora di qualunque ordine morale e umano: tutto diventa lecito e possibile. Da una parte che dei giovani ambiscano al successo, non solo è desiderabile ma è doveroso, altrimenti abbiamo l’apatia e il disinteresse non solo verso l’aspirare a qualcosa che renda l’umano “bello e onesto”, ma verso la stessa vita. E tutti sappiamo, come il lockdown, abbia acuito e reso tragiche queste dinamiche. Ma la vera “tragedia” è, che di fatto, è saltata, ogni tipo di collaborazione tra gli educatori e relative agenzie educative e la società (quindi anche i giovani). Gli effetti devastanti sono gli occhi di tutti e ogni giorno i social non fanno altro che evidenziare quello, che di fatto, ahimè, è la triste realtà. Possiamo parlare quindi di una collaborazione, solo episodica, ma in ogni caso sempre conflittuale e che sfocia il più delle volte in aggressioni verbali e fisiche, e azioni giudiziarie. Cosa deve ancora accadere perché ognuno si renda conto che la cosiddetta “emergenza educativa” è diventata, di fatto, una “tragedia” che miete solo vittime? Se esistono, che incidenza hanno gli oratori giovanili, i gruppi di volontariato, le realtà associative, i movimenti politici nel creare una presa di coscienza “condivisa” di fronte alla crisi dei valori che riguarda, non solo i giovani, ma l’intera società? E’ mai possibile che ancora, tutti pensano e difendono le proprie “identità” come privilegi e non “ricchezze” da mettere al “servizio” delle categorie più fragili? Perché non si riesce più a pensare, come insegna papa Francesco, in termini del “noi” e non dell’ “io”? La strada è tanto “dura e lunga”, ma in fondo se lo vorremo e se siamo disposti a camminare insieme, sostenendo il cammino gli uni degli altri, specialmente di chi rimane indietro, tutti, ma proprio tutti, arriveremo alla meta. E condivideremo la gioia di aver conquistato la meta, infatti: da soli si arriva prima, ma saremo sempre soli. Insieme, si arriva dopo, ma non saremo mai soli. Padre Giovanni Calcara o.p.