Dalle strade delle città ai locali notturni, dalle tv e spesso ai campi da gioco: la violenza sembra ormai essere diventato un tema costantemente all’ordine del giorno, ospite non gradito della quotidianità di ciascuno di noi che assistiamo (forse) inermi all’incattivirsi della società di cui facciamo parte. L’ultimo incommentabile episodio che ha fatto il giro dei social ha raccontato attraverso le immagini una rissa avvenuta al campo Binanti di Scordia, durante la semifinale provinciale under 17 tra Gymnica Scordia e Libertas Catania Nuova. Forse per un risultato mal digerito o per qualche parola di troppo, i giovani calciatori si sono resi protagonisti di un vergognoso episodio di calcio violento che ha scatenato l’indignazione di tanti. Quando accadono episodi del genere si tende spesso a cercare i colpevoli, a dare le responsabilità a questo o quest’altro, ma l’analisi del fenomeno da una prospettiva più ampia potrebbe far individuare l’origine del problema non tanto in chi commette l’atto violento, ma nella società che permette che tali fenomeni avvengano. È questa l’analisi offerta dal presidente della Figc Sicilia, Sandro Morgana intervenuto all’interno di SalaStampa, a cura della redazione di SicraPress, «ciò che si vede nel video è vergognoso. Di chi è la responsabilità? In generale viviamo in una società violenta: sui media, al tg la maggior parte delle notizie trasmettono atti di violenza. Il calcio - continua Morgana - è specchio della nostra società e diventa vetrina di episodi che non appartengono affatto alla cultura sportiva». Ma atti di violenza gratuita non vanno coperti, non devono rimanere impuniti, soprattutto se macchiano uno sport, espressione di una terra in difficoltà ma che vuole puntare sul valore educativo delle attività sportive, «il sistema calcistico siciliano ha fatto una grande battaglia, quella della ripartenza a tutela della salute e a costo di moltissimi sacrifici, stiamo riuscendo a portare a termine la stagione. Il calcio siciliano si sta distinguendo per valori positivi, e fatti come questi gettano un’ombra inaccettabile. Dobbiamo riflettere - è l’invito che Morgana rivolge agli addetti ai lavori e non soltanto - dobbiamo approfondire alcune questioni, si deve partire dall’educazione dei nostri giovani e dei nostri dirigenti. La via da seguire è questa: formare ed educare, e dove questo non arriva deve intervenire la giustizia sportiva, per questo ho chiesto un’indagine della procura federale sui fatti per accertare ogni responsabilità e non lasciare nulla in sospeso; ho chiesto anche alla questura di adottare dei daspo nei confronti dei responsabili, tutti devono sapere che non tollereremo mai episodi del genere». I fatti avvenuti a Scordia invitano dunque ad una riflessione ampia che coinvolge l’intera società: la lite è la norma, l’aggressione fa audience, il rispetto passa in secondo piano. Fatti del genere vanno oltre lo sport, sono sintomo di un problema sociale che va analizzato e risolto, basti pensare che in Sicilia siamo detentori del record del più alto tasso di dispersione scolastica in Europa. Non si tratta dunque di puntare il dito, ma di dare ai più giovani opportunità, servizi, possibilità. «La Sicilia vive condizioni di disagio sociale ed economico, questo rende complicato competere con altre regioni d’Italia; la politica deve peertanto comprendere che bisogna fare interventi risolutivi nelle aree più deboli del Paese, non si può intervenire nella stessa maniera in Lombardia e in Sicilia. Lo sport può avere un ruolo chiave nel trasmettere messaggi positivi, ma bisogna intervenire». Può il calcio essere un motore di cambiamento e miglioramento sociale? «Il calcio è uno sport meraviglioso - è quello che tiene a precisare il presidente della Figc Sicilia - è patrimonio della nazione e per questo dobbiamo impegnarci tutti per renderlo migliore».