Domenica 12 dicembre 2021, dunque, con la vittoria nel derby col Palermo, davanti all’ultimo pubblico delle grandi occasioni, si è assistito al canto del cigno del Club Calcio Catania 1946. Dopo 75 anni, segnati da momenti esaltanti come pure da tragedie, il Tribunale fallimentare ha dichiarato la fine del sodalizio rossazzurro. Non è stato un fulmine a ciel sereno, semmai una morte annunciata. Malgrado gli ultimi velleitari tentativi di salvare il salvabile. Non sappiamo cosa accadrà adesso, anche se sembra esserci lo spiraglio dell’ esercizio provvisorio per portare a termine il campionato, ma sembra più che altro accanimento terapeutico. Il fallimento ha radici lontane e certamente i primi responsabili sono da individuare nel duo Pulvirenti - Lo Monaco, nella loro arroganza e pessima gestione fino al 2020. Ma non può oggi sottacersi che anche la Sigi, o meglio i soci della Sigi, ha (hanno) delle responsabilità attuali gravissime. L’idea iniziale, si è detto più volte, dell’azionariato diffuso, propugnata da Fabio Pagliara, non era sbagliata, tutt’altro: era un’ottima soluzione. Ma non si erano fatti i conti con le persone, specialmente con i rappresentanti di una pessima forma mentis tipicamente catanese. Quelli che devono fare vedere che sono più “sperti” degli altri. Ecco, la “ spirtizza” ha distrutto il Club Calcio Catania. La “ spirtizza “ di chi, tipicamente catanese ripetiamo, pensa di essere più furbo degli altri, di chi pensa di fottere il prossimo ed andarsene in carrozza, di chi pensa a se stesso ed al suo interesse personale mai agli altri ed all’ interesse collettivo. Così, per mesi e mesi, abbiamo assistito a conferenze stampa surreali, a dichiarazioni di facciata dei rappresentanti della Sigi, subito smentite sottobanco, per via dei contrasti interni, dal primo socio che passava per uno studio televisivo o veniva intercettato da una testata on line. Nessuna strategia comune, nessuna unità di intenti, solo passerelle personali. Così sono fuggiti, o meglio si sono fatti fuggire, tutti i potenziali acquirenti, fossero essi americani, inglesi o arabi. A nessuno di lor signori stava veramente a cuore la sorte di un club calcistico che per la città ha rappresentato tanto, tantissimo. Alla fine, si sono dimostrati, per dirla con Sciascia, dei quaquaraqua. E adesso ? Non sappiamo cosa succederà nell’immediatezza. Impossibile ipotecare il futuro. Però una cosa è certa. Un fallimento è revocabile. Come ? Semplice: tirando fuori i soldi che servono per andare avanti. Quindi i signori soci Sigi si passino una mano sulla coscienza e pongano rimedio al misfatto commesso: dal Tribunale infatti, si è saputo che è stato autorizzato l’esercizio provvisorio. Significa dunque che se i signori soci della Sigi tirano fuori i soldi, la partita è ancora tutta da giocare. E, insomma, l’ultima parola non è stata ancora scritta. Chiaro il concetto? Mettano subito, senza ritardo, mano al portafogli. E se possibile poi cedano a chi ha non tanto possibilità, quanto più cervello di loro. E poi spariscano da Catania, coperti da ignominia. Ciò che hanno fatto e causato si commenta solo così: VERGOGNA!