Riceviamo e pubblichiamo la nota di Usb Scuola.
Tradizione italica voleva un tempo che d’estate avvenissero le peggiori porcherie. Superata poi dal fatto che il tempo delle porcherie si è dilatato all’intero anno, tanto è distratta l’opinione pubblica e sono diminuite le capacitàv oppositive. Ma la recente scandalosa sentenza del Consiglio di Stato, con cui il massimo Organismo Giudiziario Amministrativo si è pronunciato sul ricorso della famiglia di un alunno con disabilità, riprende la vecchia pratica di compiere le porcherie in piena estate.
Il ricorso era stato presentato contro la decisione del Comune di ridurre le ore di assistenza scolastica assegnate allo studente e previste nel PEI della scuola per “esigenze di bilancio”. Prima il TAR dell’Emilia Romagna e oggi il Consiglio di Stato hanno respinto il ricorso della famiglia, recependo le ragioni del Comune.
Si ritorna con un tratto di penna indietro nel tempo, distruggendo quanto prodotto negli anni e considerando come variabile dipendente quello che il comune sentire, i regolamenti, le norme, la prassi, precedenti sentenze finanche quelle importantissime della Corte Costituzionale del 2010 e 2016 (quest’ultima prevede espressamente che il diritto allo studio degli alunni con disabilità prevale sui vincoli di bilancio), la Convenzione dell’ONU, stabiliscono essere chiaramente e senza ombra di dubbio un diritto incomprimibile. Il Consiglio di Stato invece, con un’inaccettabile operazione, tenta di derubricare un “diritto incomprimibile" a semplice “interesse legittimo”, sottomettendone l’esigibilità alle compatibilità di bilancio.
Il Consiglio di Stato nella sua penosa sentenza considera che quanto stabilito nel PEI abbia una valenza di mera “proposta”, assolutamente non vincolante, dunque subordinata ai bilanci degli Enti Locali. Inoltre separa il diritto al sostegno didattico (gli insegnanti di sostegno) dalle altre misure di inclusione, come le attività svolte dagli assistenti all’autonomia e alla comunicazione, come se quanto effettuato da questi operatori fosse un qualcosa di secondario e non necessario. Si entra pericolosamente nel giudizio di merito di quali misure e sostegni appropriati siano indispensabili e quali no.
Ma i previsti strumenti da adottare per l’inclusione scolastica e sociale degli alunni rcnze, dei fondi disponibili, dei territori. Se passasse questa logica, presto si estenderebbe ovunque visto la crisi finanziaria o comunque la scarsità delle risorse lamentate dalla quasi totalità degli Enti Locali. E se questo avviene nella avanzata e ricca Emilia Romagna, figuriamoci quanto potrebbe accadere nelle regioni meridionali, ancor di più dopo l’approvazione della legge che prevede l’Autonomia Differenziata.
Nonostante sia piena estate, la sentenza del Consiglio di Stato sta suscitando una giusta ondata di indignazione e di critica a cui come USB ci uniamo convintamente. Senza mezzi termini e formalismi di rito, questa sentenza non merita rispetto alcuno, va definita per quello che è, cioè una porcheria, che ci auguriamo troverà nella Scuola italiana e nel Paese un muro di ostilità, costringendo ad un ripensamento che sancisca la priorità del diritto alla piena e concreta inclusione e allo studio di studentesse e studenti con disabilità e di tutti i diritti sociali. Come USB ci impegneremo affinché avvenga questo!