Caporalato: una piaga che non smette di interessare il territorio siciliano e che ha portato i Carabinieri della Compagnia di Paternò e il Nucleo Ispettorato del Lavoro (N.I.L.) di Catania, nel corso dell’ultima campagna agrumicola, ad intensificare i controlli destinati a contrastare tale fenomeno delinquenziale e verificare il rispetto della legislazione sociale. I risultati operativi conseguiti, in seguito ai servizi coordinati a largo raggio svolti nei comuni di Paternò, Biancavilla e Belpasso, hanno portato alla verifica di 25 aziende del settore, identificando oltre 120 lavoratori. Per quel che riguarda le condotte criminali penalmente rilevanti, i militari del N.I.L., nel mese di marzo hanno arrestato a Belpasso un imprenditore agricolo, definito dagli investigatori un vero e proprio “caporale”, colpevole di aver impiegato nella propria azienda agricola 4 dipendenti marocchini "offrendo" loro, a fronte di turni di lavoro estenuanti, una misera retribuzione di 35€ al giorno, di cui 5€ da riversare al caporale stesso. Nel mese di febbraio è stata invece denunciata in stato di libertà la titolare di un'impresa operante nella raccolta degli agrumi in C.da Gerbini di Paternò, la quale non ha inviato a visita medica preventiva due dei lavoratori dipendenti. Infine, oltre 5.000 euro di sanzioni sono state prescritte al titolare di una ditta impegnata nella logistica del settore agrumicolo di Paternò, per non aver adempiuto agli obblighi di formazione del lavoro. I risultati dimostrano l'attenzione prestata dall’Arma dei Carabinieri al settore della tutela del lavoro e all'impegno nel contrastare i fenomeni di maggiore allarme sociale, primo tra tutti il "caporalato", e più in generale lo sfruttamento lavorativo che i cittadini extracomunitari subiscono. In quest’ottica, l'analisi delle attività ispettive realizzate nel tempo mostra come le condotte delittuose nel settore siano state circoscritte sensibilmente negli anni, soprattutto attraverso l’ , supportata ultimamente anche da organizzazioni umanitarie che hanno stipulato specifici protocolli d’intesa a livello nazionale e regionale (su tutti il progetto SU.PR.EME.). La cooperazione tra il mondo del terzo settore e gli investigatori dell’Arma dei Carabinieri ha facilitato l’individuazione di lavoratori stranieri in situazioni di sfruttamento che, anche grazie al supporto psicologico e all’interpretariato, si fidano delle Istituzioni e denunciano ai Carabinieri e all’Autorità Giudiziaria i soprusi subiti. Un ulteriore aiuto è dato infine dalla tecnologia grazie alla quale è stato possibile affinare le tecniche investigative con l'utilizzo di droni e apparecchiature che consentono di individuare con estrema precisione cartografica anche i più remoti appezzamenti di terreni, sui quali svolgere le mirate attività ispettive.L'impegno dell'Arma dei Carabinieri nella tutela del lavoro
affinamento dell’attività investigativaIntesa vincente tra i militari e il terzo settore