A SalaStampa, l’intervento di Giovanni Campanella (nella foto nello studio di Salastampa con Umberto Teghini), allenatore dell’Enna neopromosso in Serie D, che ha espresso tutta la sua gioia per l’obiettivo portato a termine in una cavalcata in Eccellenza che non ha lasciato spazio a nessuno. Ben 68 i punti in campionato a due giornate dalla fine: a +9 sul Paternò secondo e addirittura +15 sul Modica terzo in graduatoria.
- Quella dell’Enna è stata promozione già annunciata nelle ultime domeniche dopo aver ottenutoi un vantaggio importante sul Paternò. Quando ha capito che era la volta giusta per l’allungo decisivo?
“Un paio di settimane fa, lo dicevo sempre al presidente. Loro avevano una grande paura perché hanno perso una finale nazionale col Siracusa in modo particolare, ma il calcio è anche questo e vanno accettate le sconfitte. Ieri, quando abbiamo avuto la certezza, ho visto gente che si è lasciata andare, gente anche abbastanza importante, perché ha capito che finalmente dopo 34 anni siamo arrivati in Serie D. Quando siamo arrivati in piazza perché dovevamo andare al campo, c’erano tutti i tifosi che assieme a noi hanno festeggiato, festeggiamenti che saranno effettivi domenica quando giocheremo in casa. Devo dire che a prescindere dal discorso credere o non credere, io ho trovato una squadra che ha saputo combattere partita su partita. Ringrazio anche la dirigenza, il direttore sportivo Giuseppe Restuccia, il presidente Luigi Stompo e l’amministratore delegato Fabio Montesano, che sono stati molto vicini; anzi, a volte rimproveravo affettuosamente il presidente perché troppo tifoso…”.
“Domenica in piazza Europa ho visto gente che piangeva, gente che ringraziava. Fa piacere, perché hanno aspettato tanto e perché ci sono tanti giovani che sono tifosi e vengono al campo. La settimana scorsa ero squalificato e sono andato dal lato opposto della tribuna coperta: vedevo tantissimi ragazzi che tifavano per l’Enna, anche giovanissimi di 15-16 anni, insieme a gente che aspettava questo avvenimento da 34 anni”.
- A chi vuoi dedicare questa ennesima promozione, la settima in carriera?
“L’ultima promozione è sempre la più bella: la dedico prima di tutto ai giocatori, che ritenevo un gruppo di esauriti e pazzi; che poi si sono rivelati bravi sul campo e serissimi fuori dal campo. Poi una dedica ai tifosi, una alla mia famiglia e ovviamente alla dirigenza, che se lo merita perché ho visto fare cose al presidente e all’amministratore delegato che non mi aspettavo. Anche il direttore sportivo Restuccia ha avuto una parte abbastanza importante in questa promozione”.
- È una promozione che crea anche le basi per un futuro importante a Enna, dopo 34 anni di campionati in chiaroscuro?
“Io di solito faccio sempre un contratto annuale, perché se mi trovo bene posso rimanere, se mi trovo male posso tornare a casa e starmene tranquillo. Ora dipende anche dalla dirigenza, perché, quando si fa un contratto, si fa sempre in due. La predisposizione da parte mia c’è sicuramente, perché mi sono trovato benissimo: non mancava nulla, ho avuto una buona squadra, una buona dirigenza, un buon DS, e anzi il contatto con Restuccia è stato molto importante perché sono stato avvantaggiato dal momento che suo papà era stato un presidente mio quando ero alla Leonzio, quindi mi è venuto facile. Quando c’è questo sincronismo è difficile che non si raggiunga l’obiettivo”.
- Per quanto riguarda questa stagione, c’è stato un momento in cui si sei sentito in difficoltà? In cui non arrivavano magari i risultati che aspettavi?
“No, io per carattere sono abituato a lottare, non ho paura di niente. Più che altro, mi hanno dato fastidio certe dichiarazioni che io non condivido minimamente: se tu fai un pareggio dopo 14 vittorie e vieni criticato, allora sì che dà fastidio, ma è stata una cosa piccolissima. Io ci sono abituato perché, facendo questo mestiere da 34 anni, ne ho viste di tutti i colori e uno ci si abitua. Mi ha dato fastidio più che altro perché io non vedevo gli estremi per una critica: la prima cosa che ho fatto è stata andare dal presidente e dirglielo, ma lui mi ha rassicurato”.
- Tra le avversarie, chi l'ha deluso tra Paternò e Modica, le squadre più gettonate a inizio stagione?
“Il Modica, perché in base alla squadra che avevano all’inizio e agli investimenti fatti doveva fare molto di più. Quella che mi ha sorpreso è il Paternò, non tanto in realtà perché conosco quasi tutti i giocatori: è una squadra aggressiva che lotta fino alla fine. Anzi, speriamo che il Paternò possa andare insieme a noi in Serie D: perché, a prescindere da tutto, io ho giocato diversi anni là e ci ho lasciato il cuore. Molti non si ricordano che io ho vinto il campionato togliendo il Paternò dalle sabbie mobili e portandolo dall'Eccellenza alla Serie D; poi l’anno dopo è arrivato Pasquale Marino in Serie D e ha vinto il campionato, raggiungendo la Serie C, e semre a Paternò ho allenato la squadra come secondo. Mi dispiace che qualcuno di Paternò mi critichi: quando magari non sa tutte queste cose. Quando dico che mi fa piacere che il Paternò vada in Serie D, lo dico col cuore”.
- Domenica 21 ci sarà la festa allo stadio Gaeta nell’incontro con l’Imesi Atletico Catania 1994, che ha festeggiato la salvezza con due giornate d’anticipo.
“Mi fa piacere per l’Atletico perché l’inizio stagione loro è stato disastroso: hanno fatto la squadra più di una volta. Sono contento perché alla fine Damiano Proto (direttore sportivo dell’Imesi Atletico Catania 1994, ndr) ha saputo tirare fuori la squadra da quella brutta situazione prendendo un ottimo allenatore come Natale Serafino e facendo una campagna acquisti più dettagliata: e non è facile cambiare in corsa, con la classifica precaria. Io sono molto legato alla famiglia Proto: come lo sono all’Atletico Catania. Alcuni mi accusano (di cosa ci chiediamo strabuzzando gli occhi, ndr) perché sono molto tifoso, in realtà ho trascorso un anno nell’Atletico Catania e mi sono trovato bene: ma questa non è una colpa, è solo lavoro. Stranamente ho giocato sempre contro il Catania mai con, e sono tifoso rossazzurro. Ho pure due catanesi fra i collaboratori, Angelo Sciuto e Marco Onorati, quindi figuratevi; e ovviamente ci sono anche giocatori di Catania, come Cocimano, Zappalà, Tosto, Randis, Sessa e Santonocito”.
- Anche la Nissa è stata promossa, quindi vedremo Caltanissetta ed Enna entrambe in Serie D. C’è la possibilità che lei venga confermato per l’anno prossimo?
“Ho avuto il piacere di conoscere il presidente della Nissa, Luca Giovannone, e aveva delle vedute abbastanza buone: se dice che ora che ha raggiunto la Serie D si prepara a fare la squadra per la C dobbiamo crederci. Ben vengano questi personaggi, l’importante è che si comportino bene e rispettino gli obiettivi che vogliono raggiungere. Valerio Antonini, presidente del Trapani, ha fatto così e ora è in Serie C dopo aver costruito uno squadrone; mentre spiace per il Siracusa, altra squadra siciliana, che è arrivata seconda e ha una bellissima squadra. Purtroppo, questa cosa che ne sale una non funzionale agli investimenti economici; peraltro l’allenatore Gaspare Cacciola ci ha rimesso il posto e non lo capisco: cambiare l’allenatore quando l’obiettivo ormai è lontano e nessuno può rimontarti, è quantomeno strano. La mia risposta per l’anno prossimo a Enna? Se dipendesse da me, direi sì: ma dipenderà dalla dirigenza: è banale ricordarlo ma i matrimoni si fanno in due e io sono disponibilissimo…”.