Nella massima serie calcistica italiana, gli interessi economici sono di gran lunga superiori rispetto alle altre categorie, pertanto resta un chiaro e netto divario anche nel personale sanitario e dello staff tecnico a disposizione. Alcuni grandi club in Serie A infatti, possiedono dei centri sportivi dove ci sono delle vere e proprie cliniche sportive a tempo pieno, con medici, infermieri, fisioterapisti ad hoc, nelle altre categorie però, tra serie B e serie C, i membri dei vari staff sanitari, si trovano al momento negli ospedali ed in corsia per fronteggiare l’emergenza sanitaria, sembra dunque abbastanza difficile, nonostante il quotidiano attenuarsi dell’emergenza, di un perentorio ritorno nei club. Due pesi e due misure, con la massima serie italiana che veleggia verso la conclusione delle competizioni, mentre serie cadetta, serie C e categorie dilettantistiche, sembrano naufragare verso una dovuta chiusura della stagione. Ancora una volta dunque, saranno gli interessi economici a scavalcare, in maniera silenziosa, ogni standard di sicurezza. Il protocollo del comitato medico scientifico della Federcalcio, sembra essere pronto, ma l’indicazione del presidente Gravina è stata chiara: “quando l’attività sportiva potrà riprendere, prima comincerà la serie A, poi la B ed infine la C, tre velocità diverse che tengono conto della possibilità di applicazione del protocollo stesso”. La Lega di serie A intanto continua ad aggiornare gli scenari relativi ad una possibile ripartenza del campionato: l’indicazione emersa anche dall’ultimo consiglio è circa quattro settimane dopo il momento in cui ripartiranno gli allenamenti. Cioè più o meno un mese dal 4 maggio, se il ministro dello Sport Spadafora confermerà quella come data di riapertura del lavoro per gli sportivi professionisti, e sempre che il lockdown del paese non venga prolungato. Si è parlato anche di come ripartire: nella migliore delle ipotesi a fine maggio le due semifinali di Coppa Italia, poi i recuperi, poi il campionato ripartendo dall'ottava giornata di ritorno, in campo ogni 72 ore. Il ritiro sarà preceduto, fra le 72 e le 96 ore prima di iniziare, da uno screening per tutto il gruppo squadra: tamponi, test sierologici, un’anamnesi accurata, una visita clinica, esami strumentali e del sangue. I luoghi in cui ci si allenerà dovranno essere ovviamente sanificati. Il protocollo si incentrerà poi sulla gestione del ritiro, con attenzioni specifiche alle varie attività di allenamento e sull’organizzazione per l’impiego delle diverse strutture, compresa la sala medica e fisioterapica. (credit photo Sportvirgilio.it)