di Padre Giovanni Calcara, domenicano
“Venne tra i suoi, e i suoi non l’hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,11-12).
Per chi viene Gesù?
La prima verità che bisogna meditare, quindi, è quella di riconoscere che coloro che non hanno accolto e creduto in Gesù, non sono i lontani-disgraziati-peccatori ma i “suoi”. Cioè, noi: i credenti (cosiddetti), praticanti (forse e Natale e Pasqua, ma sempre presenti alle occasioni quali i funerali-matrimoni-battesimi per dovere…), che distinguiamo tra vita personale e pubblica, disposti ad accogliere in casa gli animali ma non le altre creature, ad accettare che l’economia e il profitto prevalgano sul bene della persona e della comunità, che sia considerata solo cronaca certe notizie (femminicidio, morti sul lavoro, naufragio dei profughi), a pretendere la salvaguardia del creato e a violentare la madre terra-natura, a considerare inevitabili corruzioni-mafie-illegalità di ogni genere.I “figli” sono quelli che credono in Lui, che cerca i “veri adoratori in spirito e verità”, non quelli che dicono solo “Signore… Signore”. Coloro che “piangono, perché saranno saziati”, coloro che “hanno fame e sete di giustizia”. Coloro che “non si scandalizzano di me” come dice il Signore. A qualunque “razza,popolo,nazione, religione” appartengano: Gesù Cristo, Figlio di Dio viene per tutti gli uomini e le donne “di buona volontà”.Egli ha detto: di essere la “luce del mondo”, ma noi preferiamo la luce degli addobbi natalizi; “Via, Verità e Vita” ma noi crediamo di più ai social e agli influencer; di preferire “gli ultimi posti”, noi invece cerchiamo il gradimento dei laike; di accumulare i beni “che non periscono” per la vita eterna e noi cerchiamo solo di “godere e sfruttare” l’attimo-il tempo-le persone, gli affetti; di “fare e dare” ai poveri che non hanno di che compensarci, noi esigiamo la riconoscenza e la gratitudine da parte di tutti.Forse sarebbe il caso di chiedersi se oltre al Natale, non abbiamo perso il senso della vita. Lo “stupore” dei piccoli e degli ultimi, l’ “autenticità” dei gesti e delle parole, la “coerenza” tra vita e fede, l’ “umano” in ogni creatura, la “bellezza” della realtà e del creato, l’ “onestà” dei mezzi e dei fini.Come i “pastori”, categoria sociale esclusa ed emarginata ai tempi di Gesù, lasciamoci anche noi guidare dalla voce dell’angelo: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia… è nato per voi un Salvatore che è Cristo Signore” (Lc 2,10).Per tutti l’augurio di cercare l’ “essenziale” della vita, la sobrietà nelle scelte e anche degli addobbi natalizi e delle spese dei regali, come ci ha ricordato papa Francesco, per destinare l’equivalente ai fratelli dell’Ucraina e di tutti i bisognosi del mondo.Lasciamoci “conquistare” dalla debolezza di Cristo che si fa uomo, che si fa come noi “per farci come Lui”: in fondo nulla toglie a noi, ma a noi tutto dona!Sarà ancora Natale, ogni giorno, se noi lo “vorremo” come insegna madre Teresa di Calcutta. Oltre agli auguri, l’impegno di noi tutti a rendere questo mondo più umano e giusto, la Chiesa madre e comunità “accogliente e amorosa” verso ogni diversità. “Fratelli tutti” verso un’umanità riconciliata con se stessa, con il creato, con tutte le creature.Un Natale “con pochi regali ma con tutti gli ideali realizzati” (Ada Merini).