Orazio Vasta
La mafia ha dismesso la mimetica per indossare giacca e cravatta, ma i fatti dimostrano chiaramente che questa analisi è errata. Basti attenzionare i depositi di armi da guerra perfettamente funzionanti che proprio in queste prime settimane dell'anno sono state scovate a Catania da polizia e carabinieri.
Per non parlare dei "movimenti" che sono in corso in Sicila fra i vari clan mafiosi e all'interno degli stessi clan.
In questo contesto la mafia ritorna a minacciare le giornaliste e i giornalisti siciliani "infami", le colleghe e i colleghi che a schiena dritta non hanno mai fatto un passo indietro nel denunciare la mafia con la mimetica e quella in giacca e cravatta. In realtà non ha mai smesso di minacciare giornaliste e giornalisti, oltretutto le minacce non si materializzano solo con minacce fisiche, ci sono le querele e orchestrate calunnie.
In questo contesto la Squadra Mobile di Palermo, in queste ore, ha informato il giornalista Salvo Palazzolo, inviato di "Repubblica" per la redazione di Palermo, che attravero varie intercettazioni telefoniche sono emerse "gravi ostilità nei suoi confronti" provenienti da ambienti mafiosi. Per queste minacce è stato predisposto un servizio di tutela per Palazzolo, che si è occupato dei boss scarcerati e dei permessi premio a ergastolani condannati per stragi e omicidi, misure che avrebbero consentito ad alcuni boss tra i più pericolosi di riprendere contatti con gli ambienti mafiosi.
Già nel 2018 la polizia aveva intercettato alcuni esponenti del clan Inzerillo che, dopo articoli del giornalista sul ritorno degli "scappati" dagli Stati Uniti, parlavano di dare a Palazzolo "due colpi di mazzuolo".
"Salvo Palazzolo- afferma Roberto Gueli,
presidente dell'Ordine dei giornalisti di Sicilia-
sta conducendo da mesi un'inchiesta sui boss scarcerati che sono tornati in città dopo lunghi periodi di detenzione, ha anche svelato i permessi premio concessi ad alcuni ergastolani condannati per omicidi e strage. Ha inoltre denunciato un fiorente giro di spaccio di droga sui canali Telegram. Adesso, sono state rafforzate le misure di vigilanza attorno al cronista che lavora alla redazione palermitana del quotidiano la Repubblica. Una situazione che allarma la categoria e l'Ordine dei giornalisti Sicilia. I giornalisti sono sentinella dell'informazione e quando fanno informazione danno fastidio".
"Siamo accanto al collega Salvo Palazzolo - afferma l'Associazione siciliana della stampa con il Gruppo cronisti siciliani - che ogni giorno con il suo lavoro di inchiesta contribuisce attivamente e coraggiosamente alla presa di coscienza nella società facendosi testimone di scomode verità che non possono essere taciute, come quella del ritorno in città dei boss. Le nuove minacce nei confronti del collega che lavora nella sede palermitana di Repubblica confermano un clima di fastidio crescente nei confronti dei cronisti che con il lavoro sui territori costituiscono un presidio di legalità".
Per nulla intimidito Palazzolo ha dichiarato all'ANSA :"Continuerò a svolgere il mio lavoro".
Anch'io, anche noi.