Ascoltare gli interventi dei politici italiani è motivo di noia mortale e di sconforto. Continua recita di un copione già noto, slogan e demagogia, demagogia e slogan. Chi recita di solito inventa, e rappresenta un mondo diverso da quello vero. Il popolo italiano vive di parole, è gratificato da esse, ama l'encomio e rifiuta il rimprovero. Preferisce fuggire in un mondo immaginario che lo compensi dalla frustrazioni del vivere quotidiano. La politica lo asseconda, ed altera il rapporto con la realtà, e dai problemi che affliggono: povertà, ingiustizia sociale, complessiva precarietà. Per realizzare tale obiettivo occorre fare rumore per impedire la riflessione e il ragionamento pacato. Nei confronti politici si grida, ci si interrompe reciprocamente, ci si prevarica. L' obbiettivo è quello di creare schiere di fanatici faziosi, di tifosi dell'uno o dell'altro dei contendenti di turno. Il consenso è frutto dell'impulso, dell'istinto, della emozione, della "pancia". La razionalità e il sentimento sono banditi. La conclusione: siamo un popolo di molti sudditi e di pochi cittadini. E i sudditi, è notorio, si governano meglio.